Ristorante Le Colonne |
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La cucina tradizionale |
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___ Agricoltura,
Artigianato e Turismo rappresentano per Caserta e la sua
provincia un sinergico trinomio. Evidenti le tracce
evolutive della Cultura Contadina, costituita da un
insieme di microclimi ed habitat che originano culture,
tradizioni alimentari e gamme produttive estremamente
diversificate. Odori e sapori restano sospesi in una
atmosfera incantata che si colora col rosso dei pomodori,
al vitigero tanto amato da Roberto D'Angiò:
l'Asprinio. Esso trionfa in rigogliosi filari altissimi,
montato al pioppo raggiunge i 15 metri, controfaccia del
sole che ne trasforma gli aromi aciduli in acini
zuccherini. Ne risulta un vino giallo paglierino,
frizzante, moderatamente alcolico che trionfa sulle mense
d'Europa amche come spumante bruit. E' consuetudine far
ricorso ad una alimentazione a base di pasta e legumi e
questi ultimi trovano sede di coltura nei piccoli orti
familiari . Su queste pietanze fumanti è di pramatica un
filo di olio extravergine "a crudo" che ne
esalta aromi e digeribilità. In realtà la dorsale
appenninica campana { contraddistinta da una olivicoltura
di 300.000 tonnellate di olio di qualit' nutrizionale ed
organolettica che spazia dalle terre del Sele alle
impervie zone dell-alto Taammaro ed alle colline del
Matese. In queste ultime è una specie assai
saporita di pecora, detta Laticanda o appunto
"pecora cora chiatta". Ai nostri giorni si
spiantano moderni frutteti di varietà ibride americane
per tornare alla coltura tipica della Campania, dove la
"mela annurca" occupa un posto importante.
L'alto casertano, il Beneventano e l'area flegrea
rappresentano l'ambiente ideale della produzione non solo
della "mela annurca", ma anche di pere estive e
autunnali. La castagne di Roccamanfrina e Conca rappresentano altra ricchezza per Caserta e la sua provincia. Nell'agro aversano si conserva un prodotto tipico unico e inimitabile quale è appunto la mozzarella di bufala della Campania. Parrebbe che l'agro casertano abbia insediamenti bufalini preesistenti agli insediamenti romanici. Dalle tradizioni ocntadine di Caserta emerge un tipo di pane detto "Pane Cafone", la cui mollica si presenta stretta, chiusa e forse può risultare pesante, non è infatti a lievitazione naturale cooto in forno di pietra. "tratto da un racconto di Raffaele Beato per l'E.R.S.A.C." |
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